Dal centro verso le colline dell’entroterra, lungo le vie dei bagli che furono il segno della massima ricchezza del territorio: paesaggi incantevoli e vedute mozzafiato verso il mare, la sintesi perfetta delle Terre d’Occidente.
Lasciata la via Dante Alighieri, si va sulla statale per Trapani – un paio di chilometri fuori città – dopo l’Istituto regionale del Vino e dell’Olio e l’Istituto Agrario “Abele Damiani” – al primo semaforo si imbocca la via Trieste. Le terrazze guardano il mare: le stradine ai lati tagliano il percorso principale e si nascondono tra gli alberi.
La prima “finestra” sullo Stagnone è un miraggio. Anche le altre, più avanti, offrono panorami incantevoli. In lontananza le cime delle colline, le palme di Villa Damiani. La strada sale ancora, la collina si trasforma in… montagna: la vegetazione è più fitta le pinete maestose, gli alberi secolari.
La veduta da Villa Ingham, il giardino di Rakalia, tipica dimora degli Inglesi in estate è stupenda. Più in alto la sopraelevata sullo scorrimento veloce Marsala-Birgi, la pineta di Sotana, le indicazioni per Ranna e Perino. Ancora vigneti e uliveti, abitazioni basse tipiche delle contrade e il pallone-radar dell’Aeronautica militare: siete sulla strada giusta. Un lungo recinto in filo spinato, un’aiuola spartitraffico, il bivio per Mandriglie.
Valeva la pena di giungere fin qui: le case sono rustiche, vecchie e nuove, il paesaggio è quello siciliano, con agavi e fichi d’India. Domina il silenzio. Le terre sono aride, bruciate dal sole. Pochi segni di vita: i contadini nelle serre, un ciabattino, un vecchietto che lavora le giummare, le casalinghe nei chiani sono custodi di antiche memorie.
Cresce l’ansia di vedere i bagli, cinque o sei nella zona di Mandriglie, Fici-Catalano, Musciuleo, Scecco d’Oro, Woodhouse. Suggestivo questo baglio inglese, doppio portale, un’ampia corte interna, le stalle, due rampe di scale, il giardino retrostante, la veduta sul mare. Particolari anche gli altri, purtroppo tutti in stato di abbandono, a rischio di crollo. Le peculiarità vanno scoperte sul posto, i pregi architettonici originari bisogna spesso immaginarli. Si sa che qui passavano le notti i contadini, per svegliarsi all’alba e cominciare i lavori, duri e faticosi fino al tramonto.
La campagna, in questo versante, è molto estesa: i terreni, lungo la strada per San Filippo e Giacomo, scendono a strapiombo sul mare. Il primo panorama è dopo la curva, quando finiscono le serre e gli uliveti: una veduta a 360 gradi, un colpo d’occhio. È la sintesi di tutto il nostro viaggio nel territorio marsalese, dal mare all’entroterra. Il riferimento diventa ora il campanile della chiesa, in alto la statua della Madonna.
Una stradina divide in due contrada Conca e all’incrocio conduce da un lato a baglio Oneto, dall’altro sulla statale per Trapani. Da qui si procede verso Granatello, l’ultima contrada marsalese di questo versante: poche case arroccate su una collina appena accennata, alberi che scendono ai bordi della strada, un bivio prima della curva. A sinistra la strada di collegamento con l’itinerario “Isole e Saline”.